Notule
(A cura di
LORENZO L. BORGIA & ROBERTO COLONNA)
NOTE E NOTIZIE - Anno XVI – 13 aprile 2019.
Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org
della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia”
(BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi
rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente
lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di
pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei
soci componenti lo staff dei
recensori della Commissione Scientifica
della Società.
[Tipologia del testo: BREVI INFORMAZIONI]
Nella sclerosi multipla è opportuno
evitare l’azione degli inquinanti ambientali. Numerose prove dimostrano che l’esposizione
ad inquinanti ambientali può contribuire allo sviluppo e all’aggravamento di
malattie autoimmuni, inclusa la sclerosi
multipla (SM), nella quale il danno alla mielina è determinato da
meccanismi autoimmunitari. L’inquinamento può agire accrescendo l’infiammazione
sistemica e lo stress ossidativo,
inducendo modificazioni epigenetiche e causando risposte immunitarie per danno
alle vie aeree. Zhao e colleghi hanno analizzato tutti i principali meccanismi
molecolari che possono accrescere il danno auto-aggressivo nella sclerosi
multipla, nel lupus eritematoso, nell’artrite reumatoide e nel diabete mellito
di tipo 1. [Zhao C. N., et al. Autoimmun Rev. – AOP doi: 10.1016/j.autrev.2018.12.010,
2019].
Phoenixin: da regolatore di ormoni alla
diretta influenza sul comportamento. Il peptide recentemente scoperto phoenixin era stato inizialmente
implicato nella riproduzione come regolatore del rilascio ipofisario di LH
stimolato da GnRH. Successivamente, sono state dimostrate funzioni quali la
mediazione della sensazione di prurito, la stimolazione della secrezione di
vasopressina, lo stimolo dell’adipogenesi bianca e il sensing ipotalamico dei nutrienti. Più di recente sono stati
scoperti effetti diretti della phoenixin
sul comportamento. In particolare, è stato dimostrato il suo intervento nei
meccanismi dell’ansia, della cognizione e dell’assunzione di alimenti. [Schalla M. A. & Stengel A., The
role of phoenixin in behavior and food intake. Peptides - Epub ahead of print
doi: 10.1016/j.peptides.2019.04.002, 2019].
Gravissima ipoglicemia indotta da
aloperidolo in una paziente schizofrenica. Nonostante i dubbi e i timori
espressi da alcune scuole di psichiatria italiane oltre trent’anni fa sul
massiccio impiego di butirrofenonici al di fuori del trattamento di fase acuta,
la loro prescrizione in tutto il mondo è cresciuta, invece di ridursi, rispetto
ai fenotiazinici e ad altri neurolettici tipici ed atipici. L’uso delle forme a
lento rilascio (aloperidolo decanoato, ecc.) adottate per il controllo della
schizofrenia e di altre forme di psicosi con sintomatologia simile è stato
esteso, ormai da qualche decennio, al disturbo bipolare.
Couto, Pontes dos Santos, Mendes e Lopez hanno descritto il caso di una
donna di 67 anni, diagnosticata di schizofrenia nel 1980, alla quale stata era
stata aumentata la dose di aloperidolo
orale e quella dell’aloperidolo decanoato
(100 mg i.m., ogni due settimane anziché ogni 4) due settimane prima che
giungesse al reparto di medicina di urgenza in uno stato comatoso, con
bradicardia, ipoglicemia ed ipotermia. Durante le cure intensive, l’ipoglicemia
si è rivelata resistente al trattamento endovenoso con glucosio (554 g in 48
ore, più nutrizione orale quando è cessato lo stato comatoso). Specifici
accertamenti hanno attribuito la responsabilità all’aloperidolo.
Gli autori hanno presentato il caso alla comunità medica internazionale
perché cresca la consapevolezza degli psichiatri circa il rischio che un
farmaco così diffusamente prescritto possa causare un effetto collaterale tanto
grave da costituire una minaccia per la vita. [Couto J., et al. Brazilian Journal of Psychiatry vol.41 no.2 Sao
Paulo Mar/Apr., 2019].
La vitamina K potrebbe essere
impiegata nell’Alzheimer e in vari deficit cognitivi. La vitamina K è una molecola
liposolubile scoperta nel 1935 e studiata pe oltre mezzo secolo per il suo
ruolo nella coagulazione del sangue. Recentemente è emerso l’intervento della
vitamina K nello sviluppo delle cellule cerebrali e nella loro sopravvivenza.
Sono stati provati effetti anti-apoptotici e
anti-infiammatori mediati dall’attivazione del GASG6 (Growth Arrest Specific
Gene 6) e della Proteina S. La vitamina K è implicata nel metabolismo degli
sfingolipidi, molecole importanti nella proliferazione, differenziazione e
sopravvivenza dei neuroni encefalici.
Alcune evidenze, sia pur non ancora definitive, mostrano una correlazione
diretta tra i livelli di vitamina K e le prestazioni cognitive. Gli antagonisti
della vitamina K, usati estesamente come anticoagulanti, in alcuni studi recenti
hanno dimostrato influenze negative su domini cognitivi quali la memoria visiva
e la fluenza verbale, oltre che sulle dimensioni cerebrali. [Cfr. Alisi L., et al. Front Neurol. – AOP doi: 10.3389/fneur.2019.00239. eCollection, 2019].
L’estetica delle rovine induce
un’ideazione depressiva non evocata dalla bellezza naturale. Proseguendo il lavoro di
elaborazione dei temi legati alla bellezza, avviato lo scorso anno al Seminario
Permanente sull’Arte del Vivere, si è sviluppata una discussione sugli esercizi
finalizzati all’impiego della dimensione estetica per fini psicoadattativi. Da
più parti si è sostenuta la necessità di un esercizio creativo individualizzato
per ottenere l’efficacia desiderata. A questo fine, da alcuni è stato rifiutato
e contestato il ricorso alle immagini dell’arte della grande tradizione,
inclusi i capolavori di pittura e scultura figurativa che riproducono la
bellezza naturale. Una delle ragioni della contestazione può essere resa
sinteticamente come mancato riconoscimento culturale in quella radice
antropologica che, originata nell’antica Grecia, si è sviluppata nella
tradizione estetica giudaico-cristiana, attraversando la diacronia dei tempi
fino all’epoca della riproducibilità tecnologica del fare ad arte.
Prima di richiamare i concetti affrontati al seminario e riportati in una
notula del 13 ottobre dello scorso anno, si vuole soffermare l’attenzione su
quanto è emerso dall’analisi dell’esperimento individuale di impiegare l’estetica delle rovine, secondo una
concezione proposta da Baudrillard, per fini psicologici “autoterapeutici”. La
presentazione di immagini e commenti da parte del proponente ha indotto i
presenti a rivolgere domande su argomenti e stati d’animo evocati; le risposte
hanno inequivocabilmente fornito esempi di ideazione depressiva.
Il nostro presidente ha osservato che la concezione dei Greci di “bellezza
come promessa di felicità” ci riporta a immagini reali, o riprodotte ad arte,
della bellezza naturale di persone o luoghi, in grado di evocare ideali edenici
e suscitare affetti positivi, colorando di entusiasmo il tono dell’umore.
Qui di seguito il riferimento all’ottobre dello scorso anno.
“Stabilire, creare, rinnovare o ripensare il proprio rapporto con la
bellezza, può davvero sviluppare un’antica radice antropologica in un fertile
terreno psicologico? In altre parole, studiare la concezione della bellezza
dall’antichità classica all’era moderna, comprenderne i valori di essenza e
renderli parte della propria vita può divenire processo psichico di adattamento psicologico alla realtà e
contribuire al miglioramento della salute psichica individuale e della
sensibilità culturale collettiva?
La risposta dettata dalla conoscenza psicologica, psichiatrica ed umana, in
generale, può consistere nel sottoporre, nella propria vita, questi
interrogativi al vaglio dell’esperienza.
La cultura medioevale, elaborando la concezione greca dell’essere alla luce della tradizione
giudaico-cristiana, lo qualifica come unum,
verum et bonum. Poi, lo studio di
pensatori oggi semisconosciuti, quali Pseudo-Dionigi l’Aeropagita, autore di
una teologia negativa, e di autori fondamentali nel pensiero filosofico
cristiano, come Sant’Agostino, portò due celebri francescani, ossia San
Bonaventura ed Alessandro di Hales, ad aggiungere un altro tratto distintivo,
concepito quale carattere trascendentale: pulcrum,
ossia bello. Uno sviluppo che non
sorprende se si considera che già San Francesco vedeva “nel bello delle
creature il Bellissimo”. Nasce, dunque, in seno a questa cultura, il concetto
di bellezza quale attributo dell’essere.
Non molti sanno da chi e dove fu scritta la frase la bellezza salverà il mondo, che ispirò anche Giovanni Paolo II:
Fёdor Dostoevskij la vergò nel manoscritto de L’Idiota a Firenze, nella sua casa di Piazza Pitti, dove visse
durante la creazione di quel capolavoro della letteratura. La città della
bellezza artistica fu scelta dal grande romanziere russo proprio per la sua
sensibilità estetica, che lo portava anche a far visita almeno una volta l’anno
alla Madonna Sistina di Raffaello, presso la quale rimaneva a lungo in
contemplazione. Oggi possiamo interpretare questa esperienza ripetuta come un
esercizio efficace nell’adattamento psicologico o, come si è soliti dire, quale
autoterapia.
Il tema della “bellezza che salva” è ripreso da Dostoevskij ne I Fratelli Karamazov: Ipolit, un ateo,
chiede al principe Mynski: “In che modo la bellezza salverebbe il mondo?”. Il
principe non risponde a parole, ma con un’azione eloquente: si reca da un
giovane diciottenne agonizzante, e rimane ad assisterlo fino alla morte.
La bellezza quale dimensione di senso dell’esistenza è stata recentemente
ripresa da Anselm Grun (Bellezza: una
nuova spiritualità della gioia di vivere. Vier Turne Verlag, 2014) che
spiega come per Dostoevskij la bellezza sia dimensione etica e spirituale, più
che estetica, in quanto originata da Cristo stesso, quale “Seminatore di
bellezza” nell’animo umano.
Molte resistenze verso questa prospettiva cristiana, non limitate agli
ambienti in cui è prevalente la cultura scientifica, negli ultimi decenni hanno
caratterizzato una sorta di rimozione collettiva di questa parte della storia
del pensiero e della sua influenza plurisecolare sulla sensibilità umana ed
artistica. L’accantonamento, che ha visto quasi la scomparsa nel Novecento di
ogni materiale documentario di questa concezione del bello dal novero degli
oggetti di studio e degli strumenti per la didattica scolastica e
universitaria, non ci appare oggi giustificato. Al contrario, il suo
approfondimento nel confronto con la concezione platonica e in contrapposizione
con i numerosi e polimorfi orientamenti attuali, ci sembra possa costituire
un’utile fonte di conoscenza” [(v. in “Il
potere della bellezza concepita non come qualità percettiva della forma, ma
quale dimensione dell’essere” (Notule del 13-10-18)].
Abbiamo ricevuto numerose domande
circa l’aggiornamento della pagina di apertura del sito, in particolare abbiamo ricevuto
richieste di indicazioni per trovare articoli pubblicati in precedenza da
leggere in questo periodo, approfittando delle vacanze pasquali. Per far fronte
a questa richiesta non troviamo modo migliore che riproporre la notula del 23-02-19:
I nuovi studi da non dimenticare nei
piccoli brani con link agli articoli sulla nostra home page. Una nuova riflessione sulla
necessità di diffondere maggiormente la conoscenza di molti degli studi da noi
recensiti e, a volte, interpretati, discussi e dibattuti fornendo un vero e
proprio aggiornamento culturale sui singoli argomenti, è stata sviluppata lo
scorso giovedì 21 febbraio. Rispondendo ad una richiesta avanzata nel corso
dell’incontro, si pubblica nuovamente, qui di seguito, il riferimento con le
indicazioni per leggere gli articoli evidenziati, sottolineando che moltissimi
altri titoli, che si incontrano nell’elenco delle “NOTE E NOTIZIE”, introducono
scoperte, nozioni e problemi che meritano di essere conosciuti e approfonditi.
Sotto l’immagine di copertina della nostra Home Page dei piccoli brani di highlight,
tre per anno, che vertono sui contenuti maggiormente approfonditi e discussi,
costituiscono un richiamo per il visitatore. In un recente incontro sono stati
esaminati i tre anni dal 2015 al 2017, e rivisitati gli argomenti così
ripartiti: Scoperte Varie e Interessanti
(2015), Meraviglie della Musica e del
Cervello (2015), Disturbo Bipolare e
Schizofrenia (2015); Progressi per la
Sclerosi Multipla (2016), Aggiornamento
in Psichiatria (2016), Donne di
Cervello (2016); Il Cervello dal
Medioevo a Willis (2017), Acidità
cerebrale e disturbi mentali (2017), Fitness
aerobico e Cervello (2017).
Nei nove brani di questi tre anni, ben 41 link facilitano l’accesso diretto a 41 articoli che possono
arricchire le conoscenze neuroscientifiche e suggerire nuovi percorsi di
conoscenza.
La discussione ha evidenziato che la maggior parte degli argomenti delle
recensioni, che suscitano sempre grande interesse, non è ancora conosciuta in
molti ambienti accademici e, dunque, può ancora costituire materia di
aggiornamento. In proposito, è stato notato che il ritardo nella pubblicazione
delle nuove edizioni di molti manuali e trattati di riferimento nel campo delle
neuroscienze, rende ancora più utile la lettura e lo studio dei nostri
articoli.
Notule
BM&L-13 aprile 2019
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